Proprio ai confini dei comuni di Lama Mocogno, Polinago e Pavullo a 900 metri d’altezza si trova il ponte Ercole, un ponte naturale formato da un arcuato monolito di arenaria della lunghezza di una quindicina di metri, di forma bizzarra. Si possono notare infatti gradini, una specie di sedia, un foro circolare attraverso il quale non conviene mettere la testa, altrimenti si vede il diavolo. Così è conosciuto dalla maggior parte delle persone più come ponte del diavolo che come ponte d’Ercole. Entrandoci il diavolo, non potevano mancare diverse leggende dove Satana è il personaggio principale.
Molti, molti anni fa un agricoltore della nostra montagna aveva la casa e il podere divisi da un grosso torrente che, quando per le piogge ingrossava, doveva fare un lungo giro per raggiungere i suoi campi e altrettanto per tornarsene a casa quando un improvviso temporale lo sorprendeva, ingrossando il torrente. E messer Polo, così era chiamato l’agricoltore, in queste occasioni bestemmiava, bestemmiava e bestemmiava. Tante e così efferate furono una volta le bestemmie contro Dio, la Vergine e i Santi, che gli apparve, in carne ed ossa, il diavolo, rosseggiante e con due aguzze corna al sommo del capo.
“So, gli disse Satana, che ti farebbe comodo avere un ponte sul quale passare agevolmente in ogni stagione, ma ad una precisa condizione: in cambio del ponte io voglio la tua anima”.
Il nostro Polo non ci stette a pensare su e il contratto fu stipulato.
L’anima del tenace bestemmiatore apparteneva ormai al diavolo. Il demonio, fedele al suo impegno, durante una notte buia con un lungo pesante ponte di pietra sulle spalle si avviò per gettarlo sul torrente, nel punto convenuto. Durante il cammino tra i boschi, in una spaziosa radura, si trovò al cospetto di una numerosa schiera di streghe, che intorno ad un grande falò danzavano vorticosamente, instancabili con mosse, piroette grottesche, alternate ad un battere di mani che affascinavano il diavolo, il quale, levatosi per riposarsi il ponte dalle spalle, si fermò a godersi lo spettacolo. Il tempo frattanto passava e Belzebù preso dallo spettacolo non se ne accorgeva. Ad un tratto un gallo cantò annunciando l’alba, il giorno e il diavolo, nemico della luce, fuggì precipitosamente abbandonando il ponte là, dove ancor oggi lo possiamo ammirare.
(Raccontata dal maestro Antonio Mazzieri)
References: Liliana Benatti Spennato, Pietro Guerzoni
Leggende, proverbi e tradizioni del Frignano Edizioni Il Fiorino, Modena 2002